L'economia con Amalia<p><strong>Accordo Stati Uniti Cina: buone notizie anche per noi</strong></p><p>L’accordo appena siglato tra Stati Uniti e Cina sui dazi è una buona notizia. Non solo per loro, che da anni si contendono il primato globale a colpi di tariffe e ritorsioni, ma per tutti noi. È un segnale di distensione, e quando due potenze di quella taglia si parlano invece di farsi la guerra commerciale, l’aria si fa subito più respirabile. Anche per la Svizzera.</p><p>Non si tratta solo di dazi. Si tratta, prima di tutto, di ridurre l’incertezza. E l’incertezza è il peggior nemico dell’economia. Quando le persone hanno paura del futuro, consumano meno. E quando i consumi calano, le imprese producono meno, assumono meno e addirittura licenziano. In aggiunta le aziende prevedono che le cose peggioreranno e quindi investono meno. Questo rallenta l’intera economia. E rallenta ovunque.</p><p>Un accordo tra USA e Cina, quindi, ha un primo effetto immediato: riattiva la fiducia. E senza fiducia, l’economia non gira. Le aziende non pianificano, i consumatori non spendono, i governi rinviano. Ma se si ristabilisce un orizzonte stabile, allora si torna a investire, a produrre, a costruire. E la crescita riparte.</p><p>Per la Svizzera questo è particolarmente importante. Siamo un Paese esportatore. Ma non solo: i nostri prodotti fanno parte di filiere globali complesse. Pensiamo all’orologeria, alla farmaceutica, alla meccanica di precisione, all’elettronica. Importiamo materie prime e componenti da tutto il mondo, li trasformiamo qui, e poi li rivendiamo. Se le regole del gioco cambiano continuamente, o se due giganti economici si fanno la guerra, noi finiamo nel mezzo. Dobbiamo pagare di più per quello che importiamo e vendere ad un prezzo più alto quello che vendiamo: insomma, il peggiore dei mondi.</p><p>Un sistema aperto, stabile e prevedibile è la condizione minima per difendere il nostro modello economico. Più i grandi si parlano, più noi possiamo fare bene quello che sappiamo fare meglio: innovare, produrre qualità, vendere ad alto valore aggiunto.</p><p>E c’è un altro punto. Quando i mercati si chiudono, i prodotti in eccesso finiscono da qualche altra parte. Se la Cina non riesce a vendere negli Stati Uniti, quei beni cercheranno sbocchi altrove. Anche in Europa. Anche da noi. E questo significa concorrenza più aggressiva, prezzi più bassi e difficoltà per i nostri settori.</p><p>In sintesi: l’accordo tra Stati Uniti e Cina è una buona notizia perché riduce l’incertezza, protegge le catene globali di produzione e aiuta a evitare squilibri nei mercati. Non risolve tutto, ma è un passo nella direzione giusta. E per un’economia aperta come la nostra, è un passo che conta.</p><p>Sintesi dell’intervista rilasciata a Radio Ticino, 12.05.2025</p><p>Importante: sotto trovate un audio generato con la mia voce clonata dall’Intelligenza Artificiale: impressionante</p>Ascolta: contenuto generato con voce clonata con l’IA<p><a rel="nofollow noopener" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/commercio/" target="_blank">#commercio</a> <a rel="nofollow noopener" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/dazi/" target="_blank">#dazi</a> <a rel="nofollow noopener" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/svizzera/" target="_blank">#svizzera</a> <a rel="nofollow noopener" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/usa/" target="_blank">#USA</a></p>